domenica 24 febbraio 2013

Il Grande Silenzio

Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!

Il grande silenzio è un film del '68 diretto da Sergio Corbucci, già regista del primo Django. Siamo in piena ondata spaghetti-western, e questo è stato pensato da Corbucci per essere qualcosa di diverso dal solito.

Siamo verso la fine dell'epopea del west, e una comunità di banditi, molti dei quali innocenti o colpevoli di reati minori, si nasconde nei boschi sui monti, in attesa di un'amnistia annunciata, perseguitati dai bounty killer (fatti ispirati a una storia vera). Il più feroce tra quest è Tigrero, uno strano tizio vestito con un cappello da prete e una pelliccia da donna, reso ancora più strano dal volto e dalla capacità recitativa del grande Klaus Kinski (cattivissimo e simpatico allo stesso tempo!).
La madre di uno dei banditi innocenti o quasi, ucciso da questi bounty killer, ingaggia uno di quei pistoleri invincibili di cui lo spaghetti western abbonda, chiamato semplicemente Silenzio.

Come in molti altri film del genere, notiamo l'arma particolare del protagonista, una Mauser Broopmhandle 9mm modificata per funzionare come una mitraglietta, con la fondina che si può trasformare in calcio tipo fucile, un po' come la Buntline Special usata da Lee Van cleef in Per qualche dollaro in più.
 
Il muto protagonista con la sua fida Mauser.



Le musiche sono dell'immenso Ennio Morricone, qui leggermente "minimalista": belle, indovinate, per una volta servono solo a sottolineare le scene, invece di esserne le protagoniste. Perfette.

Vera protagonista della pellicola è invece la neve (il film è stato girato per la maggior parte a Cortina D'Ampezzo, ma quell'anno ha nevicato poco e sono stati costretti a utilizzare neve artificiale) che fa da contrasto al sangue che vi viene versato. L'ambientazione innevata è insolita e affascinante, per un western (non che non ce ne sia, mi vengono in mente Caccia spietata con Liam Neeson e Pierce Brosnan e Corvo rosso non avrai il mio scalpo, poi c'era anche L'insaziabile  che western proprio non era, e mi sembra che anche Uomo bianco va' col tuo dio! fosse sulla neve.. vero? Altri?).


Il cattivissssimo Tigrero

Molti sono i sottintesi politici, riferimenti ad un sistema legale americano basato sull'uso della violenza per combattere la violenza. Qui Corbucci riesce a ribaltare molte delle regole del genere, creando un western atipico e mai banale. Cinico, cattivo, serio, disilluso, e con un finale da urlo (NON andate a leggervi altre recensioni se non l'avete ancora visto, ve lo spoilereranno senza pietà!).


Peccato per i dialoghi un po' piatti e i doppiatori scarsi, a parte quelli dei protagonisti.

Ma una bella scena di sesso risolve tutto!

Il grande silenzio è considerato da molti il capolavoro di Corbucci e uno dei migliori spaghetti-wester di sempre.
La mia opinione personale è che va subito dietro a Il mio nome è nessuno, uno dei miei film preferiti in assoluto, e ai cinque stranoti classici di Sergio Leone.

I "fatti reali" a cui è ispirata la pellicola, e che ho scoperto solo in fase di recensione, sono avvenuti nel 1898 nelle vicinanze della cittadina di Snow Hill, al confine col Messico. In America si respirava vento riformista, si cercava un modo di diminuire la violenza, e per questo era in via di definizione un'atmistia per molti reati minori. In un'epoca in cui per aver rubato un cavallo ci si meritava un avviso di taglia con su scritto "vivo o morto", erano stati in molti a rifugiarsi sulle montagne di quella zona, ma quell'anno un'ondata eccezionale di freddo li costrinse a scendere a valle, divenendo bersaglio di torme di bounty killer. Snow Hill fu uno dei posti dove la strage assunse i contorni più drammatici, con decine di poveracci rei di piccoli reati uccisi come bestie proprio mentre iniziavano a  nutrire la speranza di un'amnistia.

In conclusione, da vedere. Oh, sì, cavolo.


Il Moro

4 commenti:

  1. Per nutrire la tua fame di spaghetti-western, ti segnalo che su IRIS ne stanno dando una serie di sconditi...

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    Risposte
    1. Sì, li ho intravisti... Ma la maggior parte li ho già visti.
      Il Moro

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