domenica 2 dicembre 2012

Parliamo di autori: Simon Clark

Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!

Da quando abbiamo aperto il blog, per le mie recensioni ho deciso di parlare esclusivamente di film, libri o quant'altro solo immediatamente dopo averli letti o visti. Questo per evitare di scrivere solenni castronerie dovute a ricordi sballati.
Questa pratica però mi impedisce di parlare dei miei libri preferiti, come la saga di Hyperion di Dan Simmons, o It di Stephen King, o Creature della luce e delle tenebre di Roger Zelazny, o Apocalypse di Clive Barker, o Perdido street Station di China Mieville... Va beh, la smetto. Quello che voglio dire è che non posso fare l'analisi di libri che mi sono piaciuti (o che comunque mi hanno colpito in qualche modo) ma che ho letto molto tempo fa, per il semplice fatto che non me li ricordo abbastanza bene per poterne parlare con giudizio.

Per questo ho pensato di inaugurare questa rubrica: non di libri si parla, ma in generale di autori. così, anche se non mi ricordo bene i loro libri, posso comunque dirvi qualcosa su di loro e sulle cose che scrivono. Magari preferendo autori un po' meno noti, su King o Lansdale non saprei cosa dire che non sia già stato detto mille volte... :-D

Per cominciare, ho deciso di parlare del poco conosciuto, almeno da noi, Simon Clark.



E' un autore inglese di storie horror, che ha racimolato diverse nomination a importanti premi letterari, ma di premi veri ne ha visti pochi. In Italia è arrivata poca roba (al punto che non ha nemmeno una pagina nella nostra versione di Wikipedia): il dittico La città dei vampiri (Vampyrrhic) e Il lago dei vampiri (Vampyrrhic rites), e il post-apocalittico Il regno del sangue (King blood).

Li ho letti tutti e tre. Parliamo di Il regno del sangue.
Inizia in sordina, con una festa durante la quale succede un fatto strano e misterioso, poi va in un crescendo di situazioni disastrose: la superficie della Terra viene sconvolta da una serie impressionante di catastrofi naturali, come se il mondo volesse scrollarsi di dosso i suoi abitanti. I sopravvissuti all'apocalisse, oltre a fare i conti con una natura impazzita e con uomini ridotti a bestie dalla fame e dalla disperazione, dovranno affrontare anche i misteriosi Uomini Grigi, esseri animaleschi ed estremamente violenti dall'origine misteriosa.
Il romanzo è un po' troppo lungo, molte cose sembrano aggiunte giusto per fare brodo, come le continue ed inutili scene di sesso. Inoltre c'è un abuso di clichè della narrativa post-apocalittica, Ken il guerriero in primis. Verso la fine diventa un po' forzato, e anche lo stile di scrittura di Clark sembra peggiorare negli ultimi capitoli.

Passiamo al dittico sui Vampiri.
Il protagonista torna alla sua città natale dopo anni di assenza, prendendo alloggio in un albergo. Ma succede qualcosa di strano in quella cittadina, strani rumori, incidenti misteriosi, che sembrano aumentati da quando il protagonista è tornato in città.
Scopriremo che il sottosuolo è percorso da cunicoli infestati da vampiri, chiusi lì dai tempi dei vichinghi, in attesa di essere liberati...
Nel secondo libro, i vampiri in città sono stati sconfitti. L'azione però si sposta ad un vicino lago, sul fondo del quale un esercito di vampiri dormienti propaga il suo malefico influsso.
I vampiri di questi due libri sono animaleschi, cattivissimi, quasi privi d'intelletto. Ricordano un po' quelli di Io sono leggenda. La trama dei libri, soprattutto del primo La città dei vampiri, ricorda molto i film horror di serie B di una volta... Vi basti sapere che per entrare nei sotterranei infestati di vampiri si armano di motosega(!). Una nota positiva per l'originale origine (scusate il gioco di parole) dei vampiri, soldati dell'esercito di Thor che il dio nordico ha reso immortali per combattere la cristianità.
Anche qui, il libro ha dei difetti. Spesso questa storia del film di serie B si traduce in azioni veramente ridicole da parte dei protagonisti. Inoltre, una cosa non gli perdonerò mai: aver inventato uno dei personaggi più interessanti mai visti in un romanzo per poi perderselo durante la narrazione. Jack Black (no, non è quello dei Tenacious D), il violentissimo teppista tatuato con vaghi poteri telepatici, è eccezionale nella prima parte, quando attraverso il suo POV conosciamo anche i suoi pensieri, che di solito consistono nel voler picchiare tutti quelli che passano. Però man mano che la narrazione va avanti diviene sempre meno importante, fino addirittura a diventare "buono". Ma per allora il suo POV sarà già scomparso da un pezzo. Non si fa così.

Insomma, da quello che avete letto finora questi libri non sembrerebbero granché, e in effetti non sono certo da annoverare tra i capolavori dell'horror. Ma allora, perché ho voluto parlarne?

Perché Clark ha una capacità che manca a qualsiasi altro scrittore horror che io conosca: fa paura.
Pensateci un attimo: un film può far paura, e non solo con lo squallido espediente del mostro che appare di colpo mentre la musica sale a palla. Pensiamo al terrorizzante The Others, per esempio. Inquietudine e tensione per tutto il film, grazie alla forza della narrazione, alla bravura degli attori, alle scenografie, alla musica, alle scelte registiche... insomma, un film può fare paura. Un libro no.
Questo probabilmente perché un film lo subisci, sei lì fermo e non puoi fare altro che aspettare che le cose succedano. In un libro, invece, hai una parte più attiva, e questo limita il livello di suspance che puoi provare. King, Barker, Koontz... nessun libro di questi autori è mai riuscito a farmi veramente paura. Simon Clark sì (onore anche al traduttore, comunque).

C'è qualcosa nel suo modo di descrivere le scene paurose che ti fa avvinghiare gli occhi alla pagina. I suoi vampiri animaleschi sono assolutamente spaventosi. Quando gli Uomini Grigi strapazzano i personaggi ti sembra di essere tu quello che le sta prendendo. Le mail dell'uomo chiuso nella casa sul lago sono abbastanza inquietanti da far venire gli incubi (e se non ricordo male mi è effettivamente successo).
Nessun altro autore è riuscito a farmi provare un brivido di paura leggendo. E sì che non scrive niente di particolarmente originale, è come lo scrive.

E' difficile dire se sono o no libri da consigliare. A me sono piaciuti, nonostante le evidenti mancanze nella trama. Però è un'opinione altamente soggettiva. Ho fatto una ricerca su internet, e in generale sono sconsigliati. Io posso dirvi che se siete in cerca di un buon horror e avete già letto tutti quelli dei soliti mostri sacri, potete provare a recuperare il primo dei Vampirrhic, La città dei vampiri. E' corto e se lo trovate usato più di un paio di euro non li tirate fuori.

Clark ha scritto anche molti altri libri, tra cui anche una "novella" sul Doctor Who, The Dalek Factor, ma non sono mai stati tradotti in italiano.

La pagina inglese di Wikipedia dice che il suo romanzo di maggior pregio è The night of the triffids, sequel di Il giorno dei trifidi di John Wyndham, un altro dei miei romanzi preferiti in assoluto. E' un peccato che io non conosca abbastanza l'inglese, perché mi piacerebbe leggere un altro suo romanzo.

Il Moro

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