martedì 2 dicembre 2014

Xenogears, recensione

http://upload.wikimedia.org/wikipedia/en/6/6f/Xenogears_box.jpg
Ancora retrogames da queste parti, ancora rpg, e infiniti ringraziamenti a chi ha inventato gli emulatori e a chi fa le traduzioni amatoriali dei giochi mai usciti in italiano

Questa volta parliamo di Xenogears per Playstation 1, nota pietra miliare del gioco di ruolo giapponese.

E' ambientato in un mondo a metà tra fantasy e fantascienza, diviso in due: gli abitanti della superficie sono sottomessi, quando non apertamente in lotta, con gli altezzosi e dalla tecnologia avanzata abitanti delle città volanti. Il protagonista, Fei, da tre anni vive privo di memoria in un villaggio di campagna. Quando questo villaggio viene coinvolto per caso in una battaglia tra gear, robot giganti, appartenenti a due regni in lotta che non hanno nulla a che fare con il villaggio, Fei entra in un gear rimasto privo di pilota, perde il controllo di sè stesso e distrugge lui stesso il villaggio, provocando la morte di molte persone amate. Inizia così il suo viaggio in cerca di sè stesso e della verità sul suo passato, sull'origine sue e dei misteriosi poteri che ha scoperto di avere.

Questo gioco è senza ombra di dubbio quello con la trama più adulta e impegnata mai vista in un jrpg. Punto.
Gli argomenti trattati sono spesso profondi e intriganti, molto più di quello a cui siamo abituati. Spesso si toccano temi religiosi (il che probabilmente non è del tutto estraneo al motivo per cui non è mai stato venduto in italia), filosofici e psicologici, con numerose citazioni da Nietzche, Jung e Freud (io non avendo fatto studi classici ne ho riconosciute solo alcune, mi fido di quanto letto in rete).
Follia, dittatura, discriminazione razziale, ingegneria genetica, dipendenza da droghe, propaganda e utilizzo della religione a scopo di controllo della popolazione, e altro: ci hanno fatto entrare davvero di tutto.
A ciò aggiungiamo personaggi ottimamente caratterizzati, forse un po' più "realistici" della media con pregi e difetti molto umani.


Parlare oggi della grafica di un gioco per PS1 fa un po' ridere, comunque diciamo che abbiamo personaggi bidimensionali in bitmap su sfondi tridimensionali che possono essere fatti ruotare più o meno liberamente, mentre i gears sono realizzati in grafica poligonale.
I filmati che riguardano i personaggi sono realizzati a cartoni animati, mentre i pochi che vedono in azione dei gear sono in computer grafica.
Belle ed evocative anche le musiche, 


MA.

Il gioco ha diversi difetti, quasi tutti per quanto riguarda il gameplay.

Ci sono due diversi metodi di combattimento: a piedi e a bordo dei Gear. 
Quando si è a piedi, l'attacco è sostituito dalle combo: man mano che si va avanti si imparano combinazioni di tasti da premere sempre più devastanti. Le magie e le mosse speciali ci sono, ma sono solo elementi di contorno, e il gioco è completamente squilibrato: alla fine conviene continuare ad attaccare sempre e comunque, come scimmie incazzate. Le combinazioni più avanzate, poi, terminano con animazioni abbastanza lunghe da guardare, e se per ogni combattimento bisogna rivedersele cinque o sei volte capite come diventa piuttosto palloso.
E anche i diversi personaggi sono piuttosto squilibrati: Citan è di gran lunga più forte di tutti gli altri messi assieme. Viene quasi voglia di non usarlo apposta per rendere il gioco un po' più difficile.
I combattimenti sui Gear sono un po' più equilibrati, ma comunque non raggiungono la profondità della maggior parte degli altri jrpg della Square Enix (all'epoca ancora Squaresoft).


E poi c'è il secondo CD.
Pare che abbiano tagliato i fondi al team creativo prima della fine, e infatti il secondo CD è praticamente solo dialoghi, quasi più una visual novel che un jrpg. Senza contare che buona parte di essi sembrano essere nient'altro che riassunti di quella che avrebbe dovuto essere la storia. Abbiamo diversi punti che sembrano raccordi tra la scena che precede e quella che segue, con questo o quel personaggio seduto a raccontare "siamo andati lì, abbiamo fatto questo e quello, è stato un po' un casino comunque ne siamo usciti". Si capisce chiaramente che quelle parti avrebbero dovuto essere sviluppate in ben altro modo.


E c'è anche una cosa da dire a livello di trama, che però può essere un difetto come no.
Lo stile è simile a quello di Neon Genesis Evangelion, con parecchie derive mistico-surreali alla giapponese. Spiegazione: in molte parti, soprattutto verso la fine, non ci si capisce più una mazza.
Questo per me è un difetto. A me Evangelion ha fatto lo stesso effetto di un chilo di prugne. Ma visto che Evangelion ha un mucchio di fan (che io non riuscirò mai a capire), a loro consiglio di provare questo gioco senza por tempo in mezzo, sorvolando anche sui difetti già citati sopra (anche molte delle tematiche affrontate sono comuni alle due opere).


Parte dei problemi della trama (le parti che non si capiscono, voglio dire) potrebbe essere dovuto al fatto che secondo le intenzioni iniziali dei programmatori questo doveva essere il quinto episodio di una serie di sei giochi. Purtroppo il progetto naufragò malamente, anche se alcune delle idee vennero riciclate per la serie di jrpg per PS2 Xenosaga (non li conosco).
Per chi volesse conoscere la trama che era stata immaginata per gli altri capitoli, in giappone è uscito un libro chiamato Xenogears: Perfect Works, che contiene anche approfondimenti sul mondo di gioco. Non c'è bisogno di imparare il giapponese, perché il libro è stato interamente tradotto in italiano e lo trovate qui, consultabile online.

Questo sì che è un gioco che avrebbe bisogno di un remake.

Ho provato a cercare "Xenogears sexy cosplay", ma il massimo che è uscito è questo. Accontentatevi, porcelli!

Il Moro




2 commenti:

  1. Xenogears è un giocone che ho sempre ammirato, ricordo che andavo da un amico a giocarci. Era la versione americana e tutto era in bianco e nero perchè non c'era il cavo PAL

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    1. Bianco e nero, è vero, era capitato anche a me... ma non ricordo con cosa.

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